domenica 1 gennaio 2012

Anno nuovo, recensione vecchia (ma approfondita)

Approfitto del Capodanno per fare gli auguri per questo neonato 2012 a tutti i lettori del blog e, come promesso, ritorno a parlare più dettagliatamente del saggio del trio Gadduci-Gori-Lama, pubblicato da Nicola Pesce Editore, “Eccetto Topolino – Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti”.

Il volume è un cartonato con copertina plastificata (formato cm 20x27), di 432 pagine, ben stampate in bianco e nero (più un sedicesimo di immagini a colori) e riccamente illustrate al pezzo di copertina di €35,00.

Il saggio si apre con una prefazione dello storico Mimmo Franzinelli, che, tra le altre cose, puntualizza come l’opera non sia “un libro di nicchia, per specialisti”, ma “addirittura attuale” perché tratta di modelli che sono ancora alla base del nostro immaginario collettivo.

Segue poi un’introduzione dei tre autori, che puntualizzano giustamente come la loro opera sia mirata a “raccontare la storia editoriale del fumetto negli Anni Trenta del secolo scorso” e come questa sia stata tracciata dallo studio diretto di archivi fino ad ora trascurati (Archivio di Stato, di Federico Pedrocchi, di Guglielmo Emanuel, della Fondazione Mondadori...).

Il saggio è quindi suddiviso in nove capitoli.

Nei primi due capitoli (“La rivoluzione americana” e “L’affaire Topolino”) si traccia la storia editoriale delle pubblicazioni per la gioventù, con riferimento specifico verso i tre più importanti editori del settore (Vecchi, Nerbini e Mondadori), delineandone i retroscena grazie soprattutto agli epistolari di Guglielmo Emanuel (agente della KFS ed eminenza grigia dell’esplosione del fumetto americano in Italia), come pure la complicata e fondamentale questione dei vari passaggi di mano dei diritti editoriali di MICKEY MOUSE e dei fumetti disneyani.

I seguenti tre capitoli (“L’attacco ai comics”, “L’ostracismo agli americani”, “Eccetto Topolino!”), dopo aver delineato i rapporti tra il Fascismo e gli editori coinvolti (sia americani che italiani), tracciano un quadro della reazione degli accademici di fronte al nuovo fumetto, che parte delle prime lagnanze nel 1934 e arriva fino al congresso di Bologna e alle censure del MinCulPop nel 1938, passando per due riviste dal destino opposto, come “Argentovivo!” e “Il Vittorioso” (due esperimenti autoctoni per contrastare l’invasione americana).

I capitoli 6 (“Il ritorno degli eroi”) e 7 (“La scuola di Federico Pedrocchi”) tracciano un parallelo tra due editori (Nerbini e Mondadori), decisamente differenti nel loro approccio editoriale, ma accomunati dal loro interesse verso il Fumetto e dai loro tentativi di gestire i controlli e le censure ministeriali e di creare, a lato, una propria scuola fumettistica autoctona (senza trascurare gli esperimenti per esportare fumetti italiani negli stessi S.U.d’A.).

Gli ultimi due capitoli (“Colpire al cuore il Fumetto” e “Triste, solitario e finale”) chiudono analizzando la stretta censoria degli anni di guerra (sia prima che dopo la caduta di Mussolini) e lanciano degli spunti di riflessione sullo sviluppo del Fumetto italiano negli anni post-bellici (e mi unisco a Franzinelli nell’auspicare che si dia mano, in futuro, ad un seguito di quest’opera).

Il libro prosegue con una preziosa postfazione del critico Ernesto G. Laura, con una ricchissima bibliografia, con le numerose e puntuali note ai vari capitoli e con, in appendice, le interviste all’editore Mario Nerbini, all’ex direttore del MinCulPop Gherardo Casini e a Romano Mussolini, raccolte (rispettivamente nel 1966, nel 1974 e nel 1995) da Francesco De Giacomo, di cui sono presentati anche due articoli (“Quando il Duce salvò Topolino” e “Inno ai maceri”).

Il volume si chiude con la riproposizione delle circolari ministeriali emanate tra il 1941 e il 1943 (in effetti, ci sono ancora le schede biografiche degli autori e i ringraziamenti).

Più abbondante di un cenone, no? (e anche più digeribile...)

Nessun commento: