giovedì 25 marzo 2010

A Krazy book


Ecco un inusuale volumetto dedicato al più inusuale fumetto di tutti i tempi: KRAZY KAT.

Il libro, “George Herriman’s Krazy + Ignatz in Tiger Tea”, è pubblicato dall’accoppiata YOEBooks e IDW (e già questo è inusuale).
Si tratta di un cartonato di 122 pagine, in bianco e nero, stampate su una carta spessa e opaca, ma che è colorata in maniera da risultare nell’aspetto giallasta e impura come la vecchia carta di giornale (decisamente inusuale), in formato cm 20,5x20,5 (perfettamente e inusualmente quadrato). Tutto per 12.99 dollari.

Il volume, con introduzione di Paul Krassner e prefazione di Craig Yoe, ristampa le strisce giornaliere (una per pagina) di KRAZY KAT dal 15 maggio 1936 al 20 marzo 1937, che, complessivamente, costituiscono un unico episodio (cosa inusuale per una serie composta da strisce autoconclusive, in cui una stessa tematica era di solito sfruttata per una o poche settimane).

Bisogna dire che le strisce sono ben stampate nel loro formato originale e che tutte le bizzarie grafiche del volume non sono di nessun disturbo al lettore (e questa è la cosa più inusuale di tutte).

In conclusione, un volumetto caldamente consigliato a tutti gli amanti di KRAZY KAT e del buon Fumetto.

mercoledì 24 marzo 2010

Il ritorno degli Albi di Exploit


Nella recente mostra-mercato di Scandicci, i membri del fiorentino Gruppo Amici del Fumetto, oltre a presentare il nuovo numero del Notiziario GAF (fanzine la cui nuova serie inizierò presto ad indicizzare), hanno presentato una serie di nuovi albi di ristampe a fumetti, “Gli albi di Exploit – nuova serie”.

Si tratta di una collana di albi autocopertinati, in formato A4 e stampati elettronicamente a colori, che intendono pubblicare storie inedite per colmare le lacune nelle cronologie di alcune serie.

I primi sei fascicoli sono dedicati a DICK TRACY (2 albi con le primissime domenicali dal 4 ottobre 1931 al 22 maggio 1932), KING OF ROYAL MOUNTED/AUDAX (i primi 2 albi di 4 con le domenicali inedite tra quelle di “Topolino” e quelle de “L’Audace”) e BUCK DANNY (2 albi con la prima avventura, “Les Japs Attaquent”, inedita in Italia).

A giugno, le prossime uscite della collana.

lunedì 22 marzo 2010

I got Gottfredson


Oggi è finalmente uscito in edicola il tanto chiaccherato primo numero della collana “Gli Anni d’Oro di Topolino”, serie di 38 volumi cartonati dati in allegato a due quotidiani (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport), che presenteranno l’opera omnia di Floyd Gottfredson.

Si tratta di un’operazione dalle caratteristiche “popolari”, ma che non trascura anche aspetti più “filologici”.

In primo luogo, si tratta della prima collana (al mondo) a raccogliere tutta la produzione di Gottfredson (e, alla fine, ci sarà qualcosina in più del solo MICKEY MOUSE, che pure è la quasi totalità dell’opera).
Poi, sembra che sarà tutto ordinato cronologicamente (anche se si parte dalla produzione della fine del 1936, per tornare al 1930 solo dopo aver raggiunto il 1975).

Questo primo volume è un cartonato di 160 pagine in formato cm 27,5x21, stampato a colori su carta semipatinata, al costo di lancio di 2,99 euro (gli altri tomi costeranno 9,99).
Ad ogni volume sarò allegata una nuova ristampa dei primi 38 numeri del Topolino libretto (è un di più che, presumo, farà felici molti appassionati, ma a me interessa solo esaminare la ristampa di Gottfredson, per cui non analizzerò questo ulteriore albo).

La cartonatura del volume è solida e bella, come accattivante e pulita è la grafica interna del libro.

In questo primo volume troviamo le strisce giornaliere dal 30 novembre 1936 al 7 agosto 1937 (praticamente sono i due episodi noti come “Topolino e il mistero dell’Uomo Nuvola” e “Topolino e il gorilla Spettro”) e le tavole domenicali dal 3 gennaio 1937 al 27 febbraio 1938 (perlopiù sono pagine autoconclusive, ma c’è anche l’episodio “Topolino cercatore d’oro”).
Si tratta di nuove traduzioni realizzate appositamente da Alberto Becattini, che è anche un grande esperto di fumetto disneyano e ci garantisce così non solo la correttezza e la fedeltà al testo originale, ma anche il giusto bilanciamento tra questa correttezza e il rispetto di certe convenzioni acquisite dal grande pubblico (come nella traduzione dei nomi dei personaggi).
Calligrafo è il solito Diego Ceresa, che ci esibisce una grafia nuova rispetto a quella che eravamo abituati a conoscere da riviste come “Zio Paperone”.
Tutto ciò è di grande sollievo, dato che, in una precedente iniziativa (“La grande dinastia dei Paperi” che ristampava l’opera omnia di Carl Barks), proprio le traduzioni erano state un vero tallone d’Achille.

Accanto ai fumetti troviamo anche una ricca messe di redazionali, efficacemente curati da Luca Boschi, che presentano storie, autore e personaggi e che sono davvero gustosi.

Le note dolenti dell’opera sono riassumibili nel formato, che sarà certamente gradito al grande pubblico per la sua compattezza, ma costringe un po’ delle strisce che erano state pensate per la pubblicazione sui quotidiani (pensiamo che una striscia, originariamente, doveva presentarsi, sui giornali degli Anni ’30, lunga più di 30 cm), nella stampa non pienamente soddisfacente e nel colore che avrebbe potuto essere migliore.
Credo comunque che il grande pubblico non baderà minimamente a nessuno di questi tre difetti.

Io, maledetto purista duro, invece, sarò costretto a sopportare le giornaliere colorate e le domenicali ricolorate... ma, in fondo, come purista non sopporto neppure la riduzione di formato e la traduzione (per quanto ben fatta).

In generale, questa nuova edizione non potrà certo sostituire alcune vecchie ristampe realizzate negli Anni ’80 e ’90, come quella dell’ANAF (credo l’unica, fino ad oggi, ad aver ristampato integralmente il periodo 1930/1955), o quelle della Comic Art (nelle sue varie collane “Gertie Daily”, “New Comics Now” e “Special Mongo”), o quelle Mondadori-Traverso (nelle collana “Le Grandi Storie di Walt Disney” e, soprattutto, nella squisita “Revival Comics”).
Ma “Gli anni d’oro di Topolino” ambisce ad una larga diffusione popolare, pur essendo nel contempo cronologica, integrale, ricca di redazionali, ben tradotta e formalmente accattivante.

Allora, non possiamo che augurare la miglior fortuna a questa collana appena iniziata: che possa trasmettere ad una nuova generazione di lettori l’amore per quelle storie che hanno tanto contribuito a formare il nostro immaginario e possa dare il giusto riconoscimento all’artista che le ha create, Floyd Gottfredson.

venerdì 12 marzo 2010

God bless you please, Mr. Robinson


Oggi mi è arrivato il primo dei due volumi della ristampa di JET SCOTT della Dark Horse.

Si tratta di un interessante fumetto di fantascienza, distribuito nel periodo 1953/55 (ma, temo, inedito in Italia) e opera di Sheldon Stark e Jerry Robinson.

Il volume è un cartonato in bianco e nero e colori, di 216 pagine in carta patinata, nel formato di cm 30x23, al costo di 34.99 dollari (niente finta pelle sovrastampata in oro o similia, ma, finalmente, stampato bene).

C’è una breve introduzione di Christopher N. Couch e, in chiusura, abbiamo la riproduzione di qualche “matita”, di materiale promozionale e due brevi schede sugli autori (poca roba, se paragonata alle prefazioni dei volumi della IDW o della Fantagraphics, ma sempre gradita).

Il libro ci presenta i primi 7 episodi della breve saga, dal 28 settembre 1953 al 5 settembre 1954, con due strisce giornaliere o una tavola domenicale (a colori) per ogni pagina.

In attesa del secondo tomo, non posso che consigliare questo volume: forse JET SCOTT non sarà un “capolavoro perduto della fantascienza” come recita la copertina, ma è certamente un ottimo lavoro che meritava di essere preservato.

mercoledì 10 marzo 2010

La striscia mancante di King Aroo

Faccio un supplemento al post precedente, per segnalare che nel recente volume su KING AROO manca la striscia del 4 aprile 1952.
La striscia mancante mi è stata cortesemente fornita da Leonardo De Sá (grazie!) e, visto che proveniva da un microfilm e la retinatura era “svanita”, ho provveduto a ripristinarla.
Così, per gli altri acquirenti del volume dell’IDW, ecco la striscia del 4 aprile 1952 “restaurata”:

Così, chi vorrà, la potrà stampare e inserire nel libro (senza dover aspettare che l’IDW la recuperi in un prossimo volume... sempre che lo faccia).

mercoledì 3 marzo 2010

C’era una volta un re (Aroo)...


Festeggio il primo genetliaco di questo mio blog, recensendo l’ultimo volume della collana “The Library of American Comics” della IDW, dedicato alla ristampa di KING AROO (di cui si celebrano i sessant’anni dalla nascita).
Quest’opera di Jack Kent, temo non sia mai stata stampata in Italia, ma si tratta di un delizioso capolavoro che, come recita la copertina del volume, è “nella tradizione di KRAZY KAT, BARNABY e POGO”.

Il volume è, come sempre, piacevolissimo come oggetto.
Si tratta di un cartonato (con copertina dorata e sovracopertina plastificata a colori con impressioni in oro) di formato 25x20 cm, stampato in bianco e nero (ma la prefazione è a colori) su 340 pagine di spessa carta opaca, con introduzione di Sergio Aragones e una piacevole biografia di Kent opera di Bruce Canwell (anche se, a pag. 13, c’è un “Little Andy Rooney” che grida vendetta). Il tutto per un relativamente economico prezzo di $39.99. Il design del libro è delizioso come il fumetto che contiene (e, come tutti i volumi della IDW ha una sua fettuccia segnalibro di stoffa nella solida rilegatura).

Sono ristampate le prime due annate della serie (che durò quindici anni), dal 13 novembre 1950 al 2 novembre 1952.
Domenicali e giornaliere non sono messe in ordine cronologico, ma separate in due distinte sezioni (prima le dailies e poi le Sundays).

Allora, nessun difetto? Seee, figurati!

Il primo è che le domenicali sono in bianco e nero (altro che “effulgenza policroma iridescente che fa apparire l’arcobaleno come un tubo di piombo!”).
E visto che il libro è praticamente tutto in bianco e nero (come nelle ristampe dei PEANUTS della Fanta), perché mai le domenicali non sono interpolate cronologicamente alle giornaliere (come nelle ristampe dei PEANUTS della Fanta)?

Il secondo difetto è quasi ovvio: la solita stampa a bassa risoluzione!
Evidentemente, il buon Mullaney, dopo le prime ovvie proteste dovute alla scarsa qualità della stampa di questa collana, ha solo finto di aver appreso la lezione per poi ritornare subito alle vecchie pessime abitudini.