Premetto
che non ho alcun titolo per affrontare questo argomento.
Non sono
un tipografo, né un artista e non ho mai lavorato nel campo editoriale.
Il
massimo del mio studio in ambito grafico è l’acquisto e la lettura, tanti anni
fa, di una pubblicazione a dispense della Fabbri intitolata “Corso di
Grafica”.
Sarà
quindi il caso che prendiate cum grano
salis ciò che scrivo, semplicemente
come il risultato delle informazioni raccolte nel tempo da un volenteroso semplice
appassionato di fumetti.
Il retino
Benday è un sistema di colorazione
tipografica per creare colori, in numero limitato ma sufficiente, su carta di
bassa qualità (come quella dei giornali quotidiani o quella dei vecchi comic books americani), che tende ad
assorbire il colore e, quindi vuole una stampa a bassa risoluzione (90 Dpi).
Si tratta
di un sistema di stampa economico, che prende il nome dal suo creatore, il
tipografo Benjamin Henry Day, Jr. (figlio del fondatore del vecchio quotidiano New York Sun).
Il
sistema risale al 1879 ed è basato sull’utilizzo di quattro pellicole: ciano
(una tonalità d’azzurro), magenta (una tonalità di rosso), giallo e nero.
In
pratica, si tratta dei tre colori primari più il nero (il bianco lo fornisce il
foglio di carta).
Su ogni
pellicola si possono avere quattro tipi di segni: nulla, colore pieno, un
retino al 25% e un retino al 50% (la retinatura è fatta da punti rotondi che
hanno dimensioni molto più grandi rispetto ai punti delle tecniche di stampa
più raffinate, tanto che il punto del Benday è di solito ben visibile a occhio
nudo).
Per
evitare che i punti del retino si sovrappongano e s’impastino o creino
sgradevoli effetti (moire), ogni
singolo retino ha una sua personale inclinazione: ciano 105°, giallo 90°, nero
75°, magenta 45°.
Come potete vedere, tornando alla prima immagine di questo post, anche sovrapponendo tutti i colori, questi restano sfalsati.
Ovviamente,
non abbiamo milioni di colori, ma, disponendo di tre sfumature (tre differenti
livelli di saturazione per ogni colore primario) e tre colori più uno o due
grigi (il nero pieno serve per il disegno di linea), si può ottenere un numero piuttosto
alto di combinazioni (se non erro 128).
Non tutte
le agenzie giornalistiche utilizzavano lo stesso preciso sistema. Sembra che alla
United Feature Syndicate avessero una tecnica lievemente diversa, con
l’utilizzo di retini diversi per ciascun colore primario: usando i pallini (dots) solo per il magenta, mentre per il
ciano usavano linee (lines) e per il
giallo puntini (stiples).
Per
fornire al tipografo le indicazioni per la colorazione, gli artisti dipingono i
colori su di una copia del loro disegno di linea, solitamente con acquerelli o
chine colorate, e, spesso, anche indicando con codici alfanumerici l’esatto colore:
ad esempio YR1B2 indica un verde ottenuto dalla sovrapposizione di un giallo
alla massima saturazione (Y), di un rosso al 25% (R1) e di un blu al 50% (B2).
Ma diamo
un esempio visivo.
Supponiamo
di voler colorare una vignetta (per i curiosi, viene da una striscia giornaliera di
DIXIE DUGAN e, quindi, originalmente
in bianco e nero).
Abbiamo
bisogno di quattro pellicole.
Nero (con
il disegno al tratto e un tono di grigio al 25%, da me aggiunto al disegno di
Striebel)
Giallo
Magenta
Ciano
Sovrapponiamo
il tutto… et voila
Il
risultato è quello che ben riconoscono i lettori di vecchi fumetti (anche se, per
far presto, ho usato solo 9 colori).
La
separazione dei colori è così effettuata manualmente e non fotograficamente (fotografando
la copia colorata con filtri appositi) e, pertanto, è più economica.
Come
avrete notato, i colori con saturazione al 75% non sono usati (nei comic books sono stati introdotti solo
dagli Anni ’80, quando si usavano ormai tipi di carta superiore alla newsprint).
Un altro
aspetto da non trascurare nelle Sunday
pages è il formato.
La
domanda fondamentale è: quale differenza c’è tra il materiale fornito da
un’agenzia giornalistica ad un quotidiano per una tavola domenicale in formato full page e per una in formato tabloid?
Se le Sundays fossero state stampate in bianco
e nero o con colori piatti, la risposta sarebbe: nessuna differenza!
Ma con il
Benday cambia parecchio…
Il
formato full page è destinato ai
giornali in formato broadsheet (come
il Corriere della Sera), mentre il
formato tabloid è destinato ai
giornali tabloid (come La Repubblica), che sono più piccoli (in
pratica un broadsheet piegato in due).
Se le
agenzie fornissero un solo formato (il broadsheet),
limitandosi a farne una riduzione per i giornali tabloid, il risultato sarebbe un bel pasticcio.
Come
abbiamo detto, i quotidiani sono stampati su carta povera e una caratteristica
della colorazione con il benday è la
necessità che i punti di colore dei retini siano grossi. Se li rimpiccioliamo,
otteniamo il risultato che la carta li “allarghi” e li impasti.
Per cui,
sia sul grande giornale broadsheet,
sia sul piccolo tabloid, i dots di colore devono essere uguali e, quindi, la
domenicale tabloid deve avere una
retinatura relativamente più grossa rispetto a quella full page.
A questo
principio si deve anche aggiungere che, se rimpiccioliamo un retino colorato,
corriamo il serio rischio che l’occhio umano percepisca un colore differente da
quello voluto (come un disegnatore, che fa un tratteggio per dare un tono di
grigio, deve sapere che, poiché il suo disegno sarà rimpicciolito per la
stampa, deve spaziare il tratteggio in modo tale che i segni non s’impastino
nella riproduzione e diano un tono di grigio troppo scuro, o, addirittura, una
macchia nera).
Questo
sarebbe da tenere in considerazione anche da parte di chi edita ristampe di
vecchi fumetti sindacati, dove la fonte (persi quasi sempre gli originali) deve
essere la tearsheet, ovvero il
vecchio foglio di quotidiano.
Dato che,
quasi sempre, le ristampe sono in volumi molto più piccoli rispetto al formato
originale, sarebbe forse il caso che, nel restauro, ci si ricordasse di dare
una certa desaturazione ai colori (dopo aver regolato i bianchi e i neri), per contrastare
l'ipersaturazione derivata dalla riduzione di formato (anche se, la carta
delle moderne ristampe in volume è fortunatamente superiore a quella originale).
Altrimenti,
si corre il rischio di avere colori troppo brillanti e piatti.
2 commenti:
Bellissimo post, Fortunato!
Great and useful post!
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